giovedì 3 novembre 2011

Ci sono un francese una tedesca e 2 italiani!


“Posso raccontare una barzelletta? Ci sono un francese una tedesca e 2 italiani.” Potrebbe iniziare così il suo discorso. Oggi a Cannes, si svolge il G20 e nell’aria c’è grande attesa. Ci si chiede quando possa durare il discorso di Berlusconi. I bookmakers sono d’accordo a fissare la quota più bassa a meno di un minuto, visto che si pensa che tra una barzelletta e l’altra la parte seria durerà sì e no 20 secondi. Accompagnato dal ministro Tremonti, che ieri ha tenuto un excursus sull’importanza della sagra della zucca per la nostra economia, Mr.B deve dare risposte all’Europa in termini di fiducia e concretezza. E se sulla rete si ironizza il capo del governo con “oggi si balla il Can-Can” oppure “è meglio andare a Lourdes, visto che non è nemmeno lontano”, il governo italiano è convinto di riuscire a convincere Sarkozy e Merkel con un maxiemendamento che sa aria fritta, pieno di nulla. Significa che la Grecia rimane vicina, non solo dal lato geografico.
La dichiarazione della Merkel  "per noi contano i fatti", ha lasciato sgomento il nostro governo, totalmente disorganizzato al pensiero di fare qualcosa di davvero consistente, invece della solita ciarla. La barca Italia è nella tempesta, ma il comandante e gli alti ufficiali son chiusi nella cabina di pilotaggio un po’ a brindare un po’ a litigare” attacca l’IDV che grida a gran voce le dimissioni e il governo transitorio insieme al PD. Fanno eco l’Abi, l’Ania e CONFINDUSTRIA, che chiedono la verifica delle condizioni necessarie per prendere decisioni.

Intanto Papandreu spiazza la Merkel con la conferma del referendum greco, che ha fatto posticipare l’argomento Europa sulla lista dell’ordine del giorno. Papandreu infatti è stato convocato ieri per un colloquio sulla crisi alla vigilia del summit G20, per chiarire la posizione del governo greco.
Sul fronte bilaterale Francia-Usa, si annuncia una forte intesa tra Sarkò e Obama sulla tassa delle transazioni finanziarie, decisioni che però sono subordinate al chiarimento della posizione del governo italiano. Quello che ci si aspetta dall’Italia sono riforme strutturali, che permettano di arginare un debito pubblico troppo alto, che impedisca allo spread Pbt e Bund di aumentare a livelli che sono già ora insostenibili. Pare invece che il maxiemendamento non accenni a una patrimoniale e sia molto vago sulla lotta all’evasione fiscale. Si deduce che il G20 italiano darà poche risposte serie, e tutto il resto saranno parole al vento.

giovedì 22 settembre 2011

Crisi economica o normale flusso economico discendente?


Nel 1978 avevo 13 anni, mio fratello maggiore dopo sei mesi di lavoro alla Rumianca,  si comprò la Fiat 127 Confort 900. Mi sembra di ricordare che la pagò in contanti. Ricordo bene però quando lanciò per aria il suo primo stipendio (in cucina!!),  molto di più di quel che prendeva mio padre dopo trent’anni di servizio alle dipendenze dello Stato. Lavori diversi. Pericoli diversi. Mio padre al limite poteva rischiare una slogatura del polso o qualche leggera contusione se cadeva dalla sedia …….. o peggio le emorroidi!
Mio fratello e tutti quelli che lavorano negli impianti petrolchimici  (ma anche i minatori, i camionisti, i portuali etc) no. Loro rischiano la vita. Una manovra sbagliata e sei fregato.
Mio fratello ha lavorato 2 anni alla Rumianca. Un anno e mezzo lo ha fatto in cassa integrazione, sarà perché forse si era comprato una Fiat? Ricordo il “suo” Capodanno del 1979 passato dentro l’impianto occupato nella speranza di salvare il salvabile. Ricordo l’angoscia di mia madre preoccupata per questo figlio che stava per perdere il posto di lavoro e preoccupata per tutti gli altri “figli”, perché in queste condizioni ci si sente tutti un po’ fratelli madri padri …….
Ricordo la prima volta che sentii la voce di mio fratello alla radio, intervistato sulla crisi della chimica in Sardegna.
Già …. La crisi della chimica in Sardegna. Se ne parla ancora oggi. Il miracolo economico della Sardegna anni sessanta, la SIR a Porto Torres, la Rumianca e la SARAS a Cagliari e Sarroch ….poi l’Enichem ad Ottana.
Vi è mai capitato nelle mattinate invernali di percorrere la S.S. 131 e prendere poi la strada per Nuoro? Nella nebbia compaiono le due ciminiere bianche e rosse; se non fossimo al centro della Sardegna potrebbero sembrare i fumaioli di una nave. Una nave ormeggiata nel molo più lontano quando smette di solcare i mari, quasi che debba essere nascosta agli occhi di tutti noi ( un po’ come è stato fatto con le navi veloci della Tirrenia per non parlare dei locomotori elettrici comprati dalle Ferrovie dello Stato per sfrecciare sui binari sardi a metà degli anni ottanta grazie a una linea elettrificata da Cagliari a Sassari).
Mio fratello nel frattempo ha cambiato “padrone”. Dopo la chimica ecco l’industria petrolifera; la differenza? La prima notte di lavoro lo riporta a casa un’ambulanza. Si era leggermente intossicato con i vapori di petrolio che in quella zona stazionano nell’aria quasi fosse una moderna porcilaia.
Poi sono arrivati gli anni ottanta ed è stata la volta del mio secondo fratello. Ancora crisi e disoccupazione. La morte della chimica. Il Lavoro in nero, sottopagato. Mi ricordo quando bisticciò con mio padre perché era andato a fare la vendemmia da un suo conoscente. Questo signorotto piccolo latifondista del Campidano dava la metà di quel che prevedeva la paga sindacale. Ma non solo lui purtroppo. Ci lavorò due giorni. Oggi si obietterebbe che forse non aveva voglia di lavorare, il mio secondo fratello. Di sicuro non è mai stato portato per fare né il servo né lo schiavo. Neanche in tempo di crisi.
Nel 1981 il mio secondo fratello si prepara la valigia e parte per Modena. Ritorna periodicamente in Sardegna per fare il turista…… turista per sempre. E non ha mai smesso di studiare.
Il mio primo fratello? Alla fine anche lui si è sistemato, fa il pendolare tra Cagliari e ……
e anche lui non ha mai smesso di studiare. Mi ricordo quando smontava la mattina alle 6, rientrava a casa si dava una pulita poi andava in facoltà.
E io? Bè a 13 anni fregavo il “Garelli” a mio padre e con 500 lire facevo il pieno (circa 3 litri) poi arrivò la crisi petrolifera (arrivò nel 1956 con la crisi di Suez, arrivo nel 1973 e arrivò nel 1979) e il prezzo della benzina arrivò alle stelle.
Passano gli anni ma la crisi è sempre qui. E’ una parte di noi. E’ tatuata sulla nostra pelle.



                                                                                                  Di Cosspam

Facebook ti controlla anche se non vuoi.

Anche dopo la puntata di Report dello scorso 10 aprile sui social network, una fiumana di gente continua ad iscriversi su Facebook. "Il prodotto sei tu!" si intitolava la puntata su Rai3, e mi ha scandalizzato. Per 2 giorni. Poi non ci ho pensato più.
Sappiamo che però la gente sta diventando diffidente a immettere dati privati sulla società fondata da Mark Zuckerberg. 
Ma Facebook è cool.
Facebook ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita (irreale). Da una parte la praticità di usare la piattaforma che permette di creare eventi o chattare per mandare un rapido "ci si sente alle ore.."; dall'altra l'eventualità di una dipendenza da giochini, pagine stupide, "notizie recenti" viste per ben 4 volte.
Perdere tempo. A Facebook piace che tu ne perda. Da quando ho istallato Facebook Runner  sul browser ho notato quanto tempo si perde davanti al pc al più puro cazzeggio. Personalmente ho perso 1 giorno e mezzo effettivo in una settimana. 36 ore su Facebook ogni settimana. Terrorizzante. E allora ti accorgi che dovresti uscire, leggere, interessarti a qualcos'altro. Ma anche quelli che sanno che Facebook userà stati personali, video, foto e interessi per generare annunci pubblicitari, i "Mi Piace" per creare statistiche per sapere che facciamo, addirittura cosa votiamo, non cancellerà il proprio account.
Anche perchè non può!
Il nostro amico Mark da pochissimo ha deciso di cambiare le condizioni di utilizzo durante la creazione dell'account. "Lei ritiene la piena proprietà di tutti i contenuti inseriti" è stato depennato, dando la possibilità a Facebook di utilizzare il materiale da te postato. Cancellarsi da Facebook è impossibile perchè l'azienda continua a tenere una tua cartella di dati in memoria.
Ancora più incredibile è che "potrà cambiare a proprio piacimento le condizioni senza eventuali avvisi: “We reserve the right, at our sole discretion, to change or delete portions of these Terms at any time without further notice“".
Facebook e' un'azienda e come tale si comporta.
Quindi al pari di tutte le aziende ha degli obiettivi. Ti fanno divertire ed incontrare amici di vecchia data, giocare, condividere, far saper agli altri che ti piace la Nutella e Shakespeare. In cambio ti chiedono come sei e cosa fai. 
Mark Zuckerberg ha inventato il modo più semplice per entrare in contatto con un target specifico e aumentare le vendite di qualsiasi marca o prodotto. Grandi aziende riconoscono l'importanza di questo strumento e ora assumono personale per lavorare esclusivamente sul marketing dei social network. Secondo una ricerca internet gli abbonati Facebook sono oltre 500 milioni, quindi chi accede alle statistiche creerà un prodotto che si plasmerà all'interesse della gente.
Con il nuovo galateo sociale emergente la gente si dimentica il vecchio modo di socializzare: quello che trasmette vere emozioni, che ti permette di essere una persona reale. C'è un soffio di 1984 di Orwell, il "Grande Fratello" che possiede tutte le nostre informazioni personali, che conosce simpatie e antipatie, abitudini, interessi. Che può pensare a cambiarle e a dirottarle con la propria influenza verso qualcosa che non avremo mai pensato.


Grazie a "Verguenza" e "Duffy lo scrittore" per gli spunti.

mercoledì 21 settembre 2011

Flash Back: tv, partiti, demagogia.


Mi piacerebbe un informazione televisiva dove non appaiano in sovraimpressione nomi, coalizioni, partiti. Immaginiamo che nessuno sia a conoscenza dei nomi di movimenti e fazioni. Chi sta dalla dall'altra parte dello schermo non ha riferimenti, quindi è molto probabile che sia costretto ad ascoltare e ragionareSi farebbe quindi una propria opinione. Che l'idea sia di destra o sinistra poco importa, basta che sia maturata da un ragionamento, da una riflessione, da una logica personale.
La sovraimpressione nei telegiornali rende muta la TV. Non conta tanto quello che si dice poichè la presa di posizione di chi ascolta è già presa a priori dopo aver visto l'immagine del partito. La gente non si sforza di ragionare con la propria testa ed elemosina idee per sentito dire. I pareri sentiti e non discussi sono pericolosi perchè dirottano le persone mettendogli in bocca idee dette da altri. Pensieri imparati a memoria, riflessioni sbiadite, opinioni impersonali.
Tante volte è capitato che le coalizioni avanzassero le stesse proposte della coalizione opposta a distanza di tempo. Questo, secondo voi, può portare ad una legge condivisa tra le 2 coalizioni? Assolutamente no. Eppure prima era stato un loro disegno di legge! Questo porta a pensare quanto la politica e la demagogia vadano a braccetto.
La politica -quella italiana si intende- è una partita di calcio. I contenuti non interessano, conta vincere. Se poi in 5 anni il governo eletto non fa nulla del programma che aveva presentato, basta un po' di campagna elettorale come si deve, comizi trabboccanti di buone parole e un bel sorriso a 32 denti per riguadagnare i voti persi.
Questo non è accaduto ad esempio in Spagna ai tempi della prima legislatura di Zapatero. In grossa difficoltà l'attuale presidente spagnolo vinse perchè il suo avversario in campagna elettorale attribuì un attentato terroristico all'ETA. Si scoprì poi che invece dell'organizzazione di lotta armata separatista spagnolo, l'attentato fu ordinato da Al Quaeda. Così che Zappatero vide i dieci punti di distacco tra lui e il suo avversario dissolversi, permettendogli di governare. Gli spagnoli votano innanzitutto verso il leader più onesto, non importa la bandiera. Da noi non sarebbe mai successo.

domenica 18 settembre 2011

Fondi Europei al Sud? Per ora sogniamoceli!

Sono ben 36 i milioni bloccati dall'Europa alla Calabria. La commissione competente del fondo sociale Europeo (Fse) si è rifiutata di erogare i finanziamenti perchè "il sistema di gestione e di controllo regionale non è ancora ritenuto completamente affidabile dai servizi di audit della Commissione". Johannes Hahn, il commissario europeo alle politiche regionali, in pratica, non si fida dell'Italia, e particolarmente del Sud. Infatti il blocco dei 36 milioni si aggiunge al congelamento di altri 72 milioni alla Campania e dei 12 alla Sardegna. Hahn è chiarissimo: "Per evitare il rischio di riduzione delle risorse comunitarie, la Calabria deve documentare a Bruxelles entro il 31 dicembre 2011 di aver realizzato investimenti per un ammontare pari a 472,747 milioni di euro, di cui il 50 per cento a carico del Fondo regionale”. I finanziamenti alle regioni derivano dalla decisione di sussidiare regioni che sono in ritardo di sviluppo, ossia con un PIL inferiore al 75% alla media europea. Ma chiaramente l'europa chiede affidabilità, esige giustamente una certificazione sul dove e come sono stati spesi i soldi. Il malcontento nelle amministrazioni regionali dilaga, perchè - a parer loro - tutto va per il meglio. In Sardegna L'assessore La Spisa (Pdl) dichiara che "si tratta di alcuni chiarimenti sui sistemi di controllo che sono già stati predisposti e sui quali la Regione Sardegna ha già interloquito positivamente con i competenti uffici della Commissione Europea. E' stata la stessa Regione a segnalare le incongruenze e fornire le precisazioni." Anche in Calabria "lo stato di avanzamento del programma operativo procede in maniera soddisfacente”. lo afferma Giuseppe Scopelliti (Pdl). E allora perchè preoccuparsi se tutto è in regola?
L'Europa pretende un chiarimento entro 2 mesi, visto che i pagamenti da versare alle regioni sono quelli relativi al periodo di programmazione 2007-2013, altrimenti i soldi verranno persi. Come sempre gli italiani si distinguono per l'inaffidabilità del governo e dei sistemi amministrativi. L'Europa si fa i conti in tasca ovviamente, e la trasparenza dev'essere un obbligo. Specialmente dopo il magna magna creatasi con la Iervolino in Campania. Se l'Europa chiede chiarimenti e noi abbiamo la possibilità di darglieli, perchè le Regioni si infervorano in questo modo?. Staremo a vedere come va a finire.

giovedì 15 settembre 2011

Il dolore porta ad ammutolire, l’ostilità porta a non sapere a chi parlare.


Oggi, qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. E chiedo alla mia terra: che cosa ci rimane? Ditemelo. Galleggiare? Far finta di niente? Calpestare scale di ospedali lavate da cooperative di pulizie loro, ricevere nei serbatoi la benzina spillata da pompe di benzina loro? Vivere in case costruite da loro, bere il caffè della marca imposta da loro (ogni marca di caffè per essere venduta nei bar, deve avere l’autorizzazione dei clan), cucinare nelle loro pentole (il clan Tavoletta gestiva produzione e vendita di marche prestigiose di pentole)?

Mangiare il loro pane, la loro mozzarella, i loro ortaggi? Siete fieri  di vivere nel territorio con i più grandi centri commerciali del mondo e insieme  uno dei più alti tassi di povertà? Per quanto ancora dobbiamo vedere i migliori emigrare e i rassegnati rimanere?

La paura va a braccetto con l’isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro  crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.
Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia.
Ma si può edificare la felicità sulle spalle di un unico bambino maltrattato?

Pensate che accontentarvi di questo, vi metta al riparo da ansie e dolori. Ma a che prezzo?
Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un’altra volta dovete rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete a ottenere un mutuo per la vostra casa.. Non c’è riparo, non esiste nessun protetto. Se tutto questo è triste, la cosa ancora più triste è abituarsi che non ci sia nient’altro da fare se non rassegnarsi, arrangiarsi o andare via.

Non è giusto, non è per niente naturale, anche perché non è vero che tutto è sempre uguale: tutto è sempre peggio.
Bisogna trovare la forza di cambiare.
Ora, o mai più.

(Roberto Saviano, “La bellezza e l’Inferno”, premiato come miglior libro europeo 2010)

Scritto da L.I.P.U. (Lega Italiana Protezione Universitari)

“Non rompete le palle”. Sapete chi fu il primo a dirlo?


Mentre i Romani invadevano Siracusa, Archimede era intento a disegnare le sue figure geometriche su un vassoio ricoperto di polvere. Non si accorse del tumulto dei combattimenti, seguiva con lo sguardo solo il suo dito indice. I soldati arrivarono anche nella sua abitazione e, stando a quanto racconta la leggenda, uno di loro gli ordinò di seguirlo da Marcello, il generale romano in campo.  Il vecchio geometra ribattè indignato: “Noli turbare circolo meos”. Non guastare i miei cerchi, rispose facendogli vedere le sue figure sul vassoio. Indifferente e tranquillo, riprese i suoi lavori col dito. Proprio come avrebbe fatto oggi un bambino di 3 anni con i genitori urlanti per delle scosse di terremoto. La risposta di Archimede fece infuriare il soldato al punto che sguainò la spada e trafisse il più grande matematico del mondo antico.
“La morte di Archimede per mano di un soldato romano è il simbolo del cambiamento enorme che c’è oggi nel mondo. I romani furono una grande razza, ma erano sterili, troppo pratici. Non erano abbastanza sognatori da giungere a nuovi punti di vista che avrebbero potuto dare un controllo superiore delle forze della natura”, così ha commentato Il filosofo Whitehead.

I romani avevano paura di  Archimede: lui “sapeva maneggiare un grande peso con una piccola forza” (Archimede fu il primo ad usare la carrucola, gettò in mare da solo le prime navi), aveva inventato una vite idraulica per sollevare l’acqua, era in grado di dimostrare il moto dei corpi celesti.

Ed è morto così. Sulla sua tomba c’è un disegno che ricorda la sua scoperta più importante, andate a cercarla.
Insomma siamo tutti un po’ “Romani”: chi è che muore oggi per la contemplazione di qualcosa che ritiene importante? Nessuno muore oggi per qualcosa di che in qualche forma ha il sapore della bellezza.
Si muore, ancora una volta, per le guerre. Come i Romani.
Io voglio un mondo migliore di questo.
E allora non mi rompete le palle: avevi ragione Archimede!


Scritto da 
L.I.P.U. (Lega Italiana Protezione Universitari)
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